«I padroni di casa non volevano separazioni», dicono Marcante e Testa, «ma noi abbiamo preferito definire gli spazi alla nostra maniera, 
delimitare in qualche modo le sezioni destinate a cucina, tavolo da pranzo e divani.
Ovviamente le soluzioni raggiunte sono frutto di un confronto continuo con i clienti. Il nostro modo di progettare è sempre condiviso e mai imposto».
«Il progetto è stratificato in altezza […] Ci sono tre livelli:
il primo è destinato agli arredi, il secondo alle strutture metalliche dei telai, il terzo alle cornici e agli elementi decorativi»

 

 

testo di Annalisa Rosso

foto di Helenio Barbetta

 

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Una tabula rasa. Gli architetti Andrea Marcante e Adelaide Testa ricordano così la prima impressione avuta entrando in questo centralissimo appartamento torinese. «Qui abitava la famiglia Agnelli prima di trasferirsi in collina», raccontano. «Un palazzo dalla struttura esterna importante, di epoca ottocentesca. Ma l’alloggio, dopo un intervento di alcuni anni fa, è rimasto fermo a lungo, come svuotato. Nessun elemento richiamava il passato, né metteva lo spazio in relazione con il suo contesto d’appartenenza».
Da questa considerazione è nato un progetto di recupero totale, che ha riguardato tanto l’aspetto puramente architettonico, quanto gli arredi, la decorazione e i complementi, ma anche il carattere stesso del luogo. Un lavoro di restauro che si è trasformato nella ricostruzione di una personalità. Un passo alla volta, e in stretta collaborazione con la committenza: una giovane coppia sposata da poco. L’abitazione di circa 160 metri quadrati presentava un’anomala situazione di partenza: se tradizionalmente è la zona giorno ad avere un affaccio su strada, in questo caso il progetto è stato invertito per una questione di luminosità. Il grande living coincide con il cortile interno, le camere da letto con la facciata principale. E non è una questione di poco conto. «Siamo partiti da questo ribaltamento», specificano gli architetti. Le due estremità della planimetria hanno così sviluppato identità specifiche, con un’area notte in cui sono stati massimizzati gli aspetti funzionali, anche grazie agli ambienti parzialmente soppalcati per ricavare uno studio e uno spogliatoio. Mentre il vasto soggiorno è solo all’apparenza completamente aperto.

«I padroni di casa non volevano separazioni», dicono Marcante e Testa, «ma noi abbiamo preferito definire gli spazi alla nostra maniera, delimitare in qualche modo le sezioni destinate a cucina, tavolo da pranzo e divani. Ovviamente le soluzioni raggiunte sono frutto di un confronto continuo con i clienti. Il nostro modo di progettare è sempre condiviso e mai imposto». Dalla struttura che evidenzia e circoscrive il piccolo ingresso, si dirama un telaio in metallo che incornicia la cucina, determinandone anche visivamente lo spazio, per poi individuare le diverse zone del living tracciando al contempo un percorso guidato attraverso la stanza. «Abbiamo ritrovato con questo elemento la struttura ossea che mancava all’abitazione. Ma questo è anche un gioco di fughe prospettiche, che guida lo sguardo dove noi riteniamo si debba concentrare». Quando è possibile, gli architetti torinesi amano intervenire con quella che definiscono «un’architettura nell’architettura». Volumi costruiti indoor, da cui partire con una progettazione sviluppata nei minimi dettagli.

Seguendo un principio progettuale simile, anche il pavimento in seminato definisce le varie aree e accompagna i passaggi con un disegno basato su due cromie principali, che si curva morbidamente dove necessario. Lo sguardo si muove con piacere negli ambienti dai colori chiari. Una scelta di carattere che determina una dimensione accogliente, riposante, senza forzature. Ma l’armonia delle stanze è dovuta anche a una soluzione strategica. «Il progetto è stratificato in altezza», svelano Marcante e Testa: «Ci sono tre livelli: il primo è destinato agli arredi, il secondo alle strutture metalliche dei telai, il terzo alle cornici e agli elementi decorativi». In questo modo, gli spazi appaiono più grandi di quello che sono. Ed è possibile cogliere nel dettaglio i particolari evocativi del tempo passato: le cornici in gesso che, come il seminato, sembrano essere lì da sempre. Solo con un’analisi più attenta si colgono le intelligenti reinterpretazioni: il decoro a soffitto è decentrato sul tavolo, il disegno del pavimento è di chiara matrice contemporanea. Un progetto totale, dunque.
«Funziona come linea guida non costrittiva», concludono gli architetti. «I nostri interventi lasciano molto spazio da riempire come si vuole, in mezzo a tanta coerenza anche le dissonanze vengono accolte nel migliore dei modi. Per questo aspettavamo con ansia questo momento, in cui l’appartamento viene finalmente vissuto». Sì, perché la coppia torinese abita qui da pochissimo.
Benvenuti nella vostra nuova casa, ragazzi. Ora spetta a voi.