” […] un’architettura che si propone di imprimere indirizzi trasformativi all’interno del tessuto costruito, fungendo da fulcro innovativo.”
 ” […] un’architettura che dimostra sequenze qualitative negli spazi, accoglie l’osmosi bidirezionale delle visuali interno-esterno
e salda principi analitici e sintetici nel costruire un “oggetto” urbano razionale ed espressivo,
una coniugazione che dirige la composizione dell’architettura.
Il progetto sottolinea un’idea di “decoro urbano”: il volume si mostra, si percepisce come un insieme globale
che si compone di elementi distinguibili, in un’articolazione sottilmente espressiva.”

 

“DECORO URBANO”, nuovo edificio residenziale a Torino, è sul numero di THE PLAN di aprile 2017

testo di Francesco Pagliari

foto di Carola Ripamonti

 

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Un edificio d’angolo, in una zona prossima al nucleo centrale della città di Torino, viene a sostituire una bassa costruzione, fra via Valdieri e via Cavallermaggiore: il progetto esprime le potenzialità architettonico-abitative ed il valore fortemente urbano di un’architettura che si propone di imprimere indirizzi trasformativi all’interno del tessuto costruito, fungendo da fulcro innovativo. Ragionamenti plurimi concorrono a definire scelte programmatiche rilevanti, nel rimodulare le relazioni complesse che intercorrono fra architettura, porzioni urbane, forme e condizioni  dell’abitare. Esplorare le potenzialità trasformative dell’intervento architettonico implica l’elaborazione di considerazioni pluridirezionali fra i vari elementi che costituiscono l’abitare.

L’architettura dell’edificio diviene un polo in cui convergono esigenze di differente livello ed intensità: abitare in uno spazio qualitativamente rilevante; formare correlazioni fra gli spazi interni alle residenze e gli spazi aperti e protetti che mediano visuali verso l’esterno, verso il paesaggio urbano, e nello stesso tempo propongono un elevato grado di utilizzabilità concreta, in stretta  connessione agli interni ai quali afferiscono. Considerare l’architettura dell’edificio contemporaneo in quanto motore di un’effettiva possibilità di sviluppare riferimenti urbani di forte accento: un’idea di contemporaneità che individua valutazioni complesse, nel modo di abitare e nel modo di formare il tessuto urbano, anche attraverso singole costruzioni. Trasformare e riprendere elementi che contribuiscono a produrre nuove forme all’interno di un ragionamento che non si sottrae al compito di perseguire un obiettivo di “decoro urbano”, in senso contemporaneo:  l’architettura definisce per singoli elementi il tessuto costruito, può comprendere istanze di sperimentazione, può identificare visioni innovative lungo le vie della città, focalizzando punti di  accumulazione visiva. Ragionamenti che interrogano i fondamenti compositivi, i rapporti fra pieni e vuoti nei prospetti, fra profondità, superficie e struttura dei volumi che formano l’edificio, indagando la connessione e il dialogo reciproco fra i materiali, i colori, le geometrie, verso la costituzione di un paradigma multifocale dell’architettura.

L’edificio di via Valdieri a Torino fornisce una rappresentazione chiara di tali interrelazioni: un’architettura che dimostra sequenze qualitative negli spazi, accoglie l’osmosi bidirezionale delle visuali interno-esterno e salda principi analitici e sintetici nel costruire un “oggetto” urbano razionale ed espressivo, una coniugazione che dirige la composizione dell’architettura. Il progetto sottolinea un’idea di “decoro urbano”: il volume si mostra, si percepisce come un insieme globale che si compone di elementi distinguibili, in un’articolazione sottilmente espressiva. I prospetti si presentano nel segno di superfici dialoganti. In primo luogo, si raccordano le porzioni ad intonaco e le porzioni a rivestimento in lastre di pietra: lo zoccolo a linee geometriche non ortogonali e rivestimento in travertino rosso costituisce limite materico frammentato che lascia percepire il corridoio d’accesso; gli inserti in marmo arabescato introducono luminosità e riverbero nelle superfici di parete delle due facciate e divengono elementi non solo di un “partito decorativo” contemporaneo, ma si integrano nella composizione di natura volumetrico-spaziale e connotano l’edificio nelle sue caratteristiche fondamentali. Geometrie libere per questi inserti in marmo arabescato, che accentuano tracciati in diagonale: per accompagnare e sottolineare talune aperture finestrate ed accompagnare talune logge che si aprono sui prospetti, e segnalarne la profondità in quanto rivestimento nelle pareti interne. Le logge sono un filtro e un accento, divengono così partecipi di una ragione non solo di elevata funzionalità, nella loro connessione con uno o più ambienti interni delle residenze, ma divengono luogo anche per la formulazione di dinamiche espressive, nel coniugare interni ed esterni, nel frammentare luminosamente il limite fisico dell’edificio, mantenendone una compattezza volumetrica virtuale.

L’accesso pedonale all’edificio da via Valdieri, attraverso un cancello metallico di fine fattura, consiste in un percorso a gradoni longitudinale: diviene un itinerario architettonico che si pone in relazione visiva con l’esterno, uno spazio coperto, un vuoto che si separa dalla strada attraverso una cancellata relativamente bassa e lo zoccolo dell’edificio a linea geometrica spezzata. Nel corridoio si amplifica il valore espressivo del rivestimento in lastre di travertino che, in similitudine alla parete di facciata, si estende alla pavimentazione e alla parete interna dell’accesso. La scala, anch’essa in posizione longitudinale (parallela all’itinerario d’accesso), è luogo di centrale rilevanza nella pianta e nell’assetto dell’edificio: prospetta sul piccolo giardino interno attraverso una parete vetrata continua e viene nobilitata dalla pavimentazione del vano scala e dei gradini che riprende matericamente gli inserti lapidei sui prospetti.

 

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