Portali rosso mattone, carte da parati che sconfinano dalle pareti ai soffitti e corridoi animati da pattern floreali.

A Pescara lo studio Marcante-Testa reinventa una palazzina di inizio Novecento. 

 

Testo: LUCA TROMBETTA, Foto: HELENIO BARBETTA

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«Siamo nel centro di Pescara, eppure il mare è lì, a poche centinaia di metri», indica Andrea Marcante mentre attraversiamo il parco di Villa Sabucchi per raggiungere una casa d’epoca in prossimità del lido che ha ristrutturato di recente con la socia Adelaide Testa. «È una bella zona residenziale, immersa nel verde. L’impressione che abbiamo avuto durante i primi sopralluoghi è di non trovarsi nemmeno in città. La palazzina stessa, come potete vedere, è circondata da un ampio giardino che confina con una chiesa».

Quella su cui sono intervenuti i due architetti di Torino è la capofila di una serie di abitazioni a schiera su due piani risalenti ai primi del Novecento. Nate come case popolari per i dipendenti delle ferrovie e i loro familiari, oggi sono duplex di un certo prestigio, molto ambiti per la posizione privilegiata vicina alle spiagge. L’inizio dei lavori risale a due anni fa, racconta Testa: «Il progetto è iniziato prima della pandemia e a suo modo rispecchia questo periodo ‘sospeso’, di riflessione: tutto è un po’ più misurato e più preciso nella gestione degli spazi interni. Per la prima volta, poi, ci siamo confrontati con dei collezionisti d’arte. Una giovane coppia con due bambini piccoli che, oltre alle normali esigenze di spazi funzionali e facili da vivere, desideravano esporre la propria collezione di opere senza che la casa diventasse un museo».

Marcante e Testa hanno mantenuto l’impianto distributivo originale del secolo scorso. Una scala centrale («ben conservata come testimonianza delle origini dell’edificio») e una divisione in ambienti di dimensioni modeste, pressoché immutata: zona giorno e cucina al piano terra, camere, bagni e un grande vestiaire a quello superiore, oltre al recupero del sottotetto e dell’interrato, per un totale di circa 250 mq. «Nel corso degli anni, gli interni – scala esclusa – sono stati snaturati, perdendo ogni riferimento all’identità del passato», osserva Marcante. «Da qui l’idea di ripristinare alcuni elementi storici dell’edificio e, allo stesso tempo, di introdurre un segno contemporaneo». Se su richiesta dei clienti, ad esempio, i nuovi pavimenti in graniglia di soggiorno, cucina e sala da pranzo replicano motivi e cornici caratteristici di inizio 900 («una soluzione più tradizionale rispetto ai disegni che inizialmente avevamo proposto»), tutti i passaggi tra le stanze, invece, sono stati evidenziati da profili colorati. Dai delicati sovrapporta celesti della cucina alle cornici che inquadrano il living con un vigoroso rosso mattone («amplificano la connessione visiva tra gli ambienti»), queste tonalità ricorrenti si inseguono lungo le scale per tracciare un racconto cromatico che abbraccia entrambi i piani della casa.

«Anche nel caso di un intervento molto misurato, quasi minimo, come questo, per noi dimensione architettonica e decorativa si incontrano sempre», ammettono gli architetti, attualmente impegnati nel completamento di un grande locale a Venezia. «Prendiamo le carte da parati. Caratterizzate da piccoli pattern, sono state tutte collocate in punti strategici e con una specifica funzione: in sala da pranzo collegano le finestre con le rispettive vedute sul giardino, sui soffitti delle scale e della zona notte spostano l’attenzione su questa superficie spesso sottovalutata nei progetti. Gli stessi pannelli in tessuto floreale degli armadi diventano delle pareti e disegnano la prospettiva di un corridoio. Quando sono pensati in funzione dello spazio gli elementi decorativi non sono mai fini a se stessi». Studiato con minuziosa precisione, il gioco di cromie e pattern crea uno sfondo dinamico, mai uguale, dove pezzi vintage di Gio Ponti, Paolo Piva e Marcel Breuer affiancano gli arredi su disegno del duo torinese. «Le sedie Superleggera foderate di blu erano già presenti quando Giovanni Anselmo ha creato il suo dipinto site specific», ricorda Testa. «E anche le altre opere hanno trovato la loro collocazione senza bisogno di rivoluzionare gli spazi. Per una volta, tutto si è incastrato alla perfezione».