MATRYOSHKA

60 MQ - 2010

 

 

…” Tutti gli oggetti che servono in una casa devono essere integrativi degli spazi fruibili; pertanto non si dovrebbero più chiamare arredi, ma piuttosto attrezzature

–  Joe Colombo, 1970

 

Un nuovo progetto residenziale di Marcante e Testa all’interno dell’ex spazio industriale Ceat a Torino si misura con la superficie ridotta, di appena 40 mq, e con l’essenzialità del volume contenitore: un semplice parallelepipedo stretto e lungo. E’ l’occasione nuovamente di confrontarsi con un contesto postindustriale e di riflettere sulle specificità  e le qualità degli spazi architettonici, sviluppando una narrazione che rappresenta un’architettura dentro l’altra, multipla. Una articolazione di spazi e ambienti interni che si dispongono come un paesaggio esterno: uno scorrere di luoghi e momenti della vita quotidiana.

Lo spazio stretto e lungo viene così organizzato attraverso una sequenza di “moduli vitali” estroflessi verso le aree confinanti, all’interno dei quali si cucina, si mangia, si dorme, ci si lava, si fa l’amore, si gioca. Una sorta di modulo abitativo minimo dove, a seconda delle attività e delle diverse forme assunte, i materiali impiegati e le loro qualità sensoriali cambiano. Così i trattamenti del legno si modificano dalla camera al bagno fino alla cucina; i marmi entrano in scena sospesi o vengono tenuti un poco celati come astratti personaggi di una commedia umana e le nere superfici laccate o in Corian, come sagome di ombre cinesi, tengono uniti i pezzi del racconto dialogando, attraverso le loro rigide geometrie del vago sapore grafico, con il decoro della tappezzeria sulle pareti circostanti.

Da un programma strettamente funzionalistico deriva alla fine una declinazione tutta emotiva dell’abitare. Un trasformismo performativo viene richiesto ai materiali inseriti nello spazio, in modo che le tende serigrafate si trasformino in laminati che rivestono un mobile, che diviene una architettura autonoma, una attrezzatura a morfologia mutevole dove le funzioni vengono di volta in volta espresse in maniera inusuale. Lo spazio appare ancora, ma forse poco, dominato dalla ragione.

Intanto, l’agnello ha già conquistato il tavolo, Mickey Mouse è saldamente ancorato alla panca, la piantina si è riappropriata della terra e il monopattino è pronto ad “illuminare” il racconto di quanto accade in questo piccolo loft abitato da un giovane imprenditore, in una corsa liberatoria.

 

“Tutti gli spazi sono diretti a dare, all’uomo che abita uno spazio limitato, una sensazione di libertà di comfort completo, sia fisico che psicologico, di riposo e di intimità….”

– Joe Colombo

 

“Fin qui, il nostro concetto di spazio è stato associato alla scatola. Ci si accorge però che le caratteristiche formative dello spazio-scatola sono indipendenti dallo spessore delle pareti della scatola. Non sarebbe dunque possibile ridurre a zero questo spessore, senza che si abbia per risultato la perdita dello “spazio”? Tale passaggio, al limite, sembra ovvio: uno spazio senza scatola, autonomo. Questa idea può essere formulata drasticamente: se la materia dovesse scomparire rimarrebbero ancora lo spazio e il tempo, come un continuum inscindibile… si è resa quindi necessaria un’altra idea: l’evento localizzato non soltanto nel tempo, ma anche nello spazio”

Albert Einstein, “Sulla Teoria della Relatività Generale e Speciale”

 

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Progetto di Andrea Marcante – Adelaide Testa

Collaboratori: Francesca Diano

Fotografo: Carola Ripamonti